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SPREAD

Come in matematica, anche in economia ci sono degli assiomi. “Non esistono pasti gratis” è uno di questi. Cosa significa? Che ogni cosa ha un prezzo (che può essere espresso in denaro, in tempo libero, in affetto ecc…). Quindi ad esempio nel momento in cui si vuole un mutuo per la nostra casa si deve pagare un premio (il tasso di interesse) a chi ci concede il prestito. Tale premio è commisurato alla nostra rischiosità, cioè alla probabilità che non siamo in grado di rimborsare quanto dovuto. Questo premio è variabile: cambia (o almeno dovrebbe) da soggetto a soggetto in base alla sua capacità attesa (cioè percepita dal prestatore) di essere solvente nel tempo. Come le famiglie, anche gli stati da secoli (primo fra tutti la Repubblica Marinara di Genova) fanno ricorso ai prestiti per finanziare guerre, infrastrutture e ogni sorta di spesa. E come le famiglie anche gli stati non sono tutti uguali e quindi non sono tutti rischiosi alla stessa maniera. Per questo la differenza fra un tasso di interesse che paga uno stato e quello che paga un altro può essere considerata una buona stima della differenza tra la rischiosità dei due paesi. Si è deciso di utilizzare la Germania (storicamente un campione di solidità e di stabilità economica) come sistema economico di riferimento. Quindi quando si parla di “spread” si intende, comunemente, la differenza fra il rendimento di un titolo di stato di un paese con quello tedesco. Perché questo valore cambia costantemente? Facciamo un esempio semplicistico. Un titolo di stato (ipotizziamo uno zero coupon) funziona così: dai 98 oggi e tra un anno lo stato ti rimborsa 100. Ipotizziamo ora che un mese dopo l’acquisto io voglia rivendere il titolo in questione.  Qualora non ci fosse stato niente di particolare e la rischiosità dello stato non fosse mutata, il prezzo a cui lo venderò sarà pari a 98,16 (che altro non è che 1/12 del rendimento che mi sarebbe toccato a scadenza più quanto ho versato). Ma se la rischiosità del paese è aumentata allora chi vorrà acquistare il titolo in mio possesso, vorrà un rendimento maggiore di quello che aveva soddisfatto me un mese fa. Quindi considerando che prenderà un titolo che fra 11 mesi gli rimborserà 100, sarà disposto a pagare un prezzo inferiore al 98,16 di cui sopra. A questo punto è ovvio che i prezzi si muovono in continuazione, quindi controllare costantemente lo spread ha  senso (ripeto, molto semplicistico come discorso, ma la logica è questa) e può essere visto come un termometro della crisi. Sicuramente più attendibile degli avventori ai ristoranti, dove tra l’altro i pasti sono tutt’altro che gratuiti.

Quando finanza non fa rima con speranza

Se il buon giorno invece che dal mattino si vedesse dal giorno prima tutto sarebbe più facile: mi alzerei prima del solito, attraverserei la strada senza guardare, passerei alla Snai e inviterei a uscire le signore più belle (quelle che a Grignani danno le caramelle); in poche parole mi prenderei più rischi possibile. Ma il mercato non ha un palinsesto e così quella che poteva sembrare una bella giornata si è rivelata una giornata no. Cosa è successo? Semplicemente sabato i leader europei si sono incontrati e hanno stipulato gli accordi che il mercato desiderava: i governi dei vari stati dovranno da ora in poi essere in surplus o in un intorno della parità (cioè il deficit non dovrà eccedere lo 0.5% del PIL nominale); si comincerà a lavorare alla creazione di una politica economica comune, soprattutto fiscale (la cui mancanza è il vero punto debole dell’UE); verrà incrementata la liquidità messa a disposizione dagli stati per risolvere la crisi (tramite prestiti bilaterali al Fondo Mmonetario Internazionale). Logicamente i mercati avrebbero voluto anche sentir parlare di Eurobond, argomento tabù per la Merkel e Sarkozy, o avrebbero preferito che Regno Unito, Svezia e Repubblica Ceca fossero della partita, ma così non è stato e altrettanto logicamente le decisioni prese avranno effetti nel lungo termine (quello in cui saremo tutti morti), mentre qualcuno voleva tutto e subito. Questo qualcuno è Moody’s, l’agenzia di rating che ha affermato ieri in un suo report che senza interventi che stabilizzino il mercato del credito nel breve termine “la zona euro e la più ampia Unione europea rimangono esposte a ulteriori shock”. Tutto ciò, unito all’intenzione della stessa società di rivedere i rating sovrani ha dapprima raffreddato gli umori e successivamente ha gettato gli operatori nello sconforto e sono stati penalizzati i titoli bancari (quindi il FTSEMIB più di altri) riportando anche lo spread di un paese sotto la lente come l’Italia, sopra quota 500. Quindi addio caramelle dalle belle signore anche perché mi hanno investito sulle strisce prima (oh è una metafora non scherziamo)… e così oggi ho imparato che nel migliore dei mondi possibili il buon giorno lo vedi dal mattino, non prima… ma in questo di mondo, forse, il buon giorno lo vedi il giorno dopo.