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Le agenzie di rating

Ogni volta che c’è una crisi o qualcosa che non quadra o che non va come dovrebbe, con una puntualità impressionante vengono tirate in ballo le agenzie di rating. Queste agenzie sono società che svolgono diverse attività (ricerche finanziarie o analisi societarie), ma la più importante è quella di classificare i titoli obbligazionari e la solvibilità (cioè la capacità di rimborsare i debiti) delle società e dei governi. Questi giudizi in pratica classificano gli emittenti in tre classi: Investment Grade (quelli che non dovrebbero avere problemi nel rimborso), High Yield (quelli su cui, concedendogli credito, si sta rischiando un po’ troppo) e Default (quelli che non sono assolutamente in grado di adempiere ai propri impegni). Ovviamente non tutti gli Investment Grade sono uguali (un po’ come a scuola, se si prende 9 o 6 si è sempre sulla sufficienza, ma c’è una bella differenza), quindi ci sono diversi sottovoti (AAA, Aab etc…). Siccome così è ancora poco complicato, ogni agenzia di rating dà voti in modo diverso: ad esempio le migliori società per Standard&Poor’s hanno il giudizio AAA, mentre per Moody’s Aaa (qui le maiuscole e le minuscole contano).
Perchè sono importanti questi giudizi?
Perchè vengono tenute in considerazione nel “prezzaggio” dei titoli obbligazionari, quindi se ad esempio la nostra società fino ad oggi aveva un certo giudizio, qualora venisse downgradata (abbassata di voto) dovrebbe pagare di più per avere un prestito.
Quindi è ovvio che il ruolo di queste società (oltre alle già citate, l’altra importante è Fitch) è fondamentale . I dubbi sul loro operato nascono dal fatto che sono private, quindi è normale sospettare su un’ipotetica influenza da parte dei propri azionisti. Inoltre, sapendo che un loro giudizio influisce immediatamente sui corsi dei titoli delle società valutate, non è neanche lontanissimo dalla realtà ipotizzare situazioni di insider trading (vale a dire in questo caso che se per esempio l’azionista di S&P sa che l’agenzia di rating tra un’ora comunicherà un upgrade di Fiat, quest’azionista comprerà quanti più titoli può di Fiat, in quanto ha un’informazione fondamentale prima di qualsiasi altro). Inoltre ad aggravare la posizione di queste società è la storia recente: nei casi di Parmalat, Lehmann Brothers e Enron, i giudizi erano stati positivissimi fino al giorno prima.
Adesso per la serie che “a pensare male è peccato, ma qualche volta ci si prende”, queste società sono viste come il diavolo, ma ad oggi non sono state trovate alternative adeguate: Basilea II aveva ipotizzato il modello di rating interno, anche questo non immune da critiche; mentre la BCE ha al vaglio il progetto di una società di rating europea (pubblica). Ma per ora niente è cambiato… forse, e questo è l’ultimo pensiero cattivo della giornata, a qualcuno fa comodo così.

 

Quando finanza non fa rima con speranza

Se il buon giorno invece che dal mattino si vedesse dal giorno prima tutto sarebbe più facile: mi alzerei prima del solito, attraverserei la strada senza guardare, passerei alla Snai e inviterei a uscire le signore più belle (quelle che a Grignani danno le caramelle); in poche parole mi prenderei più rischi possibile. Ma il mercato non ha un palinsesto e così quella che poteva sembrare una bella giornata si è rivelata una giornata no. Cosa è successo? Semplicemente sabato i leader europei si sono incontrati e hanno stipulato gli accordi che il mercato desiderava: i governi dei vari stati dovranno da ora in poi essere in surplus o in un intorno della parità (cioè il deficit non dovrà eccedere lo 0.5% del PIL nominale); si comincerà a lavorare alla creazione di una politica economica comune, soprattutto fiscale (la cui mancanza è il vero punto debole dell’UE); verrà incrementata la liquidità messa a disposizione dagli stati per risolvere la crisi (tramite prestiti bilaterali al Fondo Mmonetario Internazionale). Logicamente i mercati avrebbero voluto anche sentir parlare di Eurobond, argomento tabù per la Merkel e Sarkozy, o avrebbero preferito che Regno Unito, Svezia e Repubblica Ceca fossero della partita, ma così non è stato e altrettanto logicamente le decisioni prese avranno effetti nel lungo termine (quello in cui saremo tutti morti), mentre qualcuno voleva tutto e subito. Questo qualcuno è Moody’s, l’agenzia di rating che ha affermato ieri in un suo report che senza interventi che stabilizzino il mercato del credito nel breve termine “la zona euro e la più ampia Unione europea rimangono esposte a ulteriori shock”. Tutto ciò, unito all’intenzione della stessa società di rivedere i rating sovrani ha dapprima raffreddato gli umori e successivamente ha gettato gli operatori nello sconforto e sono stati penalizzati i titoli bancari (quindi il FTSEMIB più di altri) riportando anche lo spread di un paese sotto la lente come l’Italia, sopra quota 500. Quindi addio caramelle dalle belle signore anche perché mi hanno investito sulle strisce prima (oh è una metafora non scherziamo)… e così oggi ho imparato che nel migliore dei mondi possibili il buon giorno lo vedi dal mattino, non prima… ma in questo di mondo, forse, il buon giorno lo vedi il giorno dopo.